E’ finito a 92 anni Vittorio Gregotti, architetto di livello internazionale e, al contempo, interprete dell’italianità di un’architettura la cui ‘misura’ si richiama alla ‘finitezza delle stanze territoriali del paese’, per dirla con le parole di Franco Purini, che con Gregotti ha condiviso numerosi progetti degli anni ’70, dallo Zen di Palermo all’Università della Calabria.
Alla redazione e, successivamente, alla direzione di Casabella e di altre importanti riviste del settore, dal 1967 ha affiancato l’attività di docente in Composizione Architettonica, dall’Università di Palermo allo IUAV di Venezia. Dal ’74, dopo alcuni rilevanti concorsi, il nuovo studio Gregotti Associati continua ad operare su ampi comparti territoriali come, nell’85, quello per la riconversione dell’area Bicocca, a Milano: piazze, viali alberati, strade e aree verdi, razionalizzano un nuovo paesaggio di segni naturali e artificiali.
Tra gli anni ’80 e ’90 si moltiplicano i riconoscimenti internazionali e le opere di rilievo non si contano, dalla ristrutturazione dello stadio Luigi Ferraris di Genova (1986-89) a quella dello stadio olimpico di Barcellona (1986-87), allo stadio di Nimes (1988-89); dal Centro urbano Piazzale Kennedy a La Spezia (1988-97), al Centro culturale a Lisbona (1988-93), al teatro Arcimboldi (2002) e alla Sede Pirelli Re (ex-torre di raffreddamento) alla Bicocca, a Milano (1999-2004).
Negli anni ’90 la Gregotti Associati International è, con quello di Piano, tra gli studi italiani più importanti a livello internazionale.
E’ scomparsa una delle più rappresentative personalità della cultura italiana.
U.C.